La culla dell’arancio: il giardino delle esperidi
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La culla dell’arancio: il giardino delle esperidi

Si narra che Madre Natura regalò ad Era, nel giorno in cui questa diventò sposa di Zeus, un albero dagli splendidi frutti color dell’oro.

La giovane decise di non condividere con altri questo prelibato segreto e affidò a tre giovani ninfe, le esperidi, le chiavi del giardino in cui le sfere dorate maturavano. Le ninfe però, tentate dalla succosità dei frutti, ne colsero alcuni infrangendo il patto.

Era si rivolse quindi ad un drago a cento teste, Ladone, che rese capace di non dormire mai per assicurarsi una sorveglianza continua.

Tuttavia Eris, dea della discordia, riuscì ad eludere i controlli del drago e a conquistare una delle sfere divine. Su questo frutto incise la frase “alla più bella” e la consegnò al banchetto in onore dell’unione di Peleo e Teti scatenando le ire furibonde delle altre dee che cominciarono a contendersi quel titolo così ambito.

Così iniziò la guerra di Troia.

La mitologia fa riferimento a questo frutto definendolo “pomo della discordia”, e per diversi anni si è ritenuto che si potesse trattare di una mela.

Ma dopo studi approfonditi si è giunti a ritenere che le sfere color dell’oro fossero in realtà delle arance. Ecco perché i greci attribuirono loro la denominazione botanica Hesperidoeide.

Dal giardino delle esperidi ai nostri soleggiati campi, gli alberi di arancio proliferano di anno in anno, elargendo agli uomini gli stessi frutti color dell’oro che furono degli dei.

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